La Trilogia dei Commedianti” è un progetto che nasce nel 2013, dall’incontro fortuito con un testo di Luigi Rasi: I Comici Italiani. Da questa raccolta di biografie, il cui primo volume risale al 1897, nasce l’idea di raccontare la storia di due Comici Italiani realmente esistiti nel Sedicesimo secolo: Giulio Pasquati, Padovano e Girolamo Salimbeni, Fiorentino. La loro vita era già, di per sé, un contenitore meraviglioso di storie e aneddoti tale da elevare il ruolo dell’attore a quello del sognatore, del poeta visionario, artigiano della bellezza. Naturale e fisiologico è arrivato il collegamento con la più celebre coppia della letteratura mondiale e, in particolare, con un personaggio che ha fatto dell’utopia lo stendardo più alto da sventolare in battaglia: Don Chisciotte (diventato per noi Don Chisciotte – Tragicommedia dell’Arte). Prendendo spunto da un fatto realmente accaduto ai due comici dell’arte, la messa alla gogna da parte del Principe di Mantova (diventato nella nostra trasposizione un Inquisitore Veneziano), abbiamo costruito uno spettacolo che rimettesse il pubblico al centro dell’azione teatrale, che ridonasse all’applauso e alla partecipazione dello spettatore il ruolo di protagonista, che portasse il teatro Popolare a tutti, in ogni luogo possibile. La conclusione dell’opera, con l’inquisitore che esclama: Vox Populi, Vox Dei, e il pubblico che, a suon di applausi, salva i due Comici dall’impiccagione, è diventata il punto di partenza per il secondo capitolo.

Dopo essersi riappropriati della propria libertà, il sogno dei due comici è quello di tornare alle antiche glorie. Nel frattempo, all’interno della compagnia, sentivamo il bisogno di parlare del ruolo della donna a teatro (e non solo), dell’amore raccontato alla maniera dei comici e di quella che possiamo definire, semplicemente, una seconda occasione. Dallo studio dei testi e dall’incrocio di varie fonti, abbiamo scoperto che i due comici sono entrati in contatto, nel 1574, con Enrico III di Valois, futuro Re di Francia e che, quella stessa notte, egli giacque con Veronica Franco, honorata cortigiana, della Serenissima Repubblica. Da questo “corto circuito” di tempi e luoghi nasce il secondo capitolo della trilogia: Romeo e Giulietta, l’Amore è Saltimbanco. I due comici si trovano a dover recitare, incaricati dal Doge, nientemeno che la più famosa tragedia di Shakespeare e Salimbeni, di nascosto dal collega, assolda Veronica Franco nel ruolo di Giulietta. Il Principe assiste all’intera prova dello spettacolo, dove gli attori, ancora una volta, giocano con il testo e lavorano costantemente con il pubblico. Al termine dello spettacolo il Principe decide di averli con sè a Parigi (così come accadde realmente, riportano le cronache) e di farli recitare a corte. Anche questa volta l’ultima scena del secondo capitolo, introduce il successivo: l’arrivo della compagnia in Francia e, ci scuseranno gli spettatori per il salto temporale, l’incontro con Molière, grande estimatore dei Comici Italiani.

Molière fu, si sa, allievo di Tiberio Fiorilli, in arte Scaramouche, attore Napoletano famosissimo in Parigi e molteplici furono gli incontri dell’autore francese con i Commedianti dell’Arte. Come ultimo capitolo della trilogia abbiamo scelto quello che è già un commiato: l’ultimo testo di Molière, Il Malato Immaginario – L’ultimo Viaggio. La contrapposizione tra la vita e la morte, tra i giovani e i vecchi, tra l’ottimismo e lo sconforto, la relazione con i figli, la fame, la vita e la morte, insomma, all’interno ci sono tutti gli elementi per un gioioso e malinconico saluto ai nostri alter ego.

 

 

 

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