Il 3 dicembre 1872 nasce a Verona Berto Barbarani all’anagrafe Roberto Tiberio Barbarani, uno dei maggiori poeti veneti del novecento. 

Grande amico del pittore Angelo Dell’Oca Bianca e del drammaturgo Renato Simoni, finiti gli studi incomincia a lavorare come giornalista all’Adige e poi al Gazzettino; ma è la poesia la sua grande passione e così pubblica, fra gli altri,  “El Rosario del Cor” (1895), il “Canzoniere Veronese” (1900), il “Nuovo canzoniere veronese” (1911), “I sogni” (1922), “Bozzetti e fantasia” (1942). 

Muore a Verona  il 27 gennaio 1945; una statua bronzea  di Novello Finotti  lo ricorda in pieno centro nella scaligera Piazza delle Erbe. 

Ma io vorrei ricordarlo come lo straordinario autore della struggente “I va in Merica”, un monumento al dramma dell’emigrazione che colpì la nostra Terra veneta subito dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, quando il nostro popolo si trovò in una situazione di miseria e disperazione come mai nella nostra storia. 

Ettore Beggiato