Tentare di reprimere un’identità non è solo un atto di violenza, ma uno sforzo inutile.
Privare volutamente una popolazione della propria cultura, tentando in ogni modo di minimizzarla e addirittura arrivando magari a negarla, alla fine non può che dimostrarsi un’azione perdente che, anzi, rischia invece di generare l’effetto contrario. E’ quanto sta avvenendo oggi qui da noi, in una terra ricchissima come poche altre di Storia, arte e cultura plurimillenaria, una terra per troppo tempo umiliata, ridicolizzata e, diciamocelo senza timore, sfruttata.

Se nei programmi scolastici ai nostri figli viene negata di fatto la possibilità di imparare la propria storia, assistiamo sempre più ad un risveglio identitario che arriva dal basso, dalla gente comune.
Basta girare i nostri paesi per vedere ad esempio quanti nuovi bassorilievi raffiguranti il Leone di San Marco siano stati posti o realizzati negli ultimi anni. Li vediamo nelle piazze, fuori dalle abitazioni, all’interno di ristoranti, durante feste e ricorrenze… Simboli di un’identità che molti hanno tentato e tentano di svilire e reprimere, ma che si manifestano riemergendo dal territorio con sempre più vitalità.
Per non parlare poi delle numerose iniziative organizzate da persone comuni e da associazioni culturali, dedicate alla valorizzazione della lingua veneta e alla riscoperta della nostra memoria storica.
L’ultimo esempio ci arriva da Albignasego dove il titolare della prosciutteria Villa Salom a Lion, Maurizio Michieli, ha ideato un modo originale e, a quanto pare, efficace, per diffondere e valorizzare la Storia Veneta, facendo stampare per i propri clienti 80.000 tovagliette sulle quali sono state riportate notizie ed episodi legati alla storia della Repubblica Veneta, la Serenissima.

«Richiamo le origini del nostro popolo. E offro ai miei clienti un momento di evasione attorno ad una tavola. Le tovagliette sono apprezzate. La stragrande maggioranza dei clienti, alla fine del pasto, se le portano via come ricordo. Alcuni le hanno addirittura fatte plastificare e ogni mattina ci fanno la colazione». L’autore dell’iniziativa ha aggiunto inoltre che «Sono un grande appassionato di storia veneta, tutto qua. Non desidero strumentalizzare la mia idea in chiave politica. Molti meridionali, soprattutto campani e siciliani, mi hanno fatto i complimenti. Sono incuriositi dalla nostra storia», quasi a voler sfatare quella falsa convinzione di quanti – pochi per la verità – vedono in tutto ciò che è legato alla cultura e all’identità veneta uno strumento di chiusura e un intento politico.

Molti sono i temi trattati sulle tovagliette, a partire dal «Leone di San Marco, secolare simbolo della città di Venezia – si legge in una tovaglietta – La rappresentazione di San Marco in forma di leone alato è una tipica iconografia cristiana derivante dalle visioni profetiche contenute nel libro dell’Apocalisse di San Giovanni». E un doveroso accenno non poteva mancare a Napoleone Bonaparte e ad una sua citazione: «Io non voglio Inquisizione, non voglio Senato, sarò come Attila per lo Stato Veneto».
Così fu. Poi arrivarono altri, che proprio sull’esempio di Bonaparte continuarono nell’intento di cancellare quanto di veneto restava.
Ma l’identità non si può cancellare. Esiste e resiste, anche grazie a ciascuno di noi, veneti d’oggi.