L’amico Ismael Rosset, già componente della Consulta dei Veneti nel Mondo, che si trovava la settimana scorsa nella nostra Terra con un gruppo di brasiliani di origine veneta del Rio Grande do Sul, mi ha fatto una bellissima sorpresa portandomi un prezioso cofanetto di tre volumi intitolati “150 anos imigraçao italiana Rio Grande do Sul”, un’opera straordinaria di oltre 1.100 pagine riccamente illustrate, che ha visto nel ruolo di coordinatori Ademir Antonio Bacca, giornalista e scrittore e Luis H. Rocha pubblicitario, redattore ed editore; fra i promotori spiccano nomi noti come l’associazione  “Camino dos moinhos”, il  “Comvers” (Comitato associazioni venete nel Rio Grande do Sul), e la “Fibra-RS” (Federazione  delle associazioni italo-brasiliane del RS). 

L’operazione è nata con l’obiettivo di analizzare, studiare, conoscere e far conoscere quel fenomeno migratorio che in maniera convenzionale si fa partire dal 1875 e che vedrà nel 2025 festeggiato il centocinquantesimo anniversario; nel primo volume di oltre cinquecento pagine ci sono ben 43 relazioni di studiosi e storici in buona parte brasiliani che approfondiscono le varie sfaccettature del fenomeno migratorio, permettetemi di citarne alcuni fra i più conosciuti anche nel nostro Veneto: da Luis Alberto De Boni (150 anni di immigrazione nel Rio Grande do Sul) a Paulo Josè Massolini (Talian: la costruzione di una lingua) a Julio Posenato (Architettura dell’immigrazione italiana nel Rio Grande do Sul) a Catia Dal Molin (sulle persecuzioni degli immigrati durante la seconda guerra mondiale), a un pezzo in memoria di Rovilio Costa, uno dei monumenti della cultura taliana nel Rio Grande do Sul, sul ruolo della Chiesa nel mondo dell’emigrazione.  Con un certa sorpresa mi sono trovato inserito anch’io in questo volume, con una ricerca sul “Veneto prima della grande emigrazione”;  devo veramente ringraziare gli amici  veneto-brasiliani che mi hanno veramente onorato per la loro attenzione, tutto avrei pensato fuori che vedermi tradotto in brasiliano … Va detto, naturalmente, che la maggior parte del fenomeno migratorio  vede protagonista proprio il Veneto, che qualche anno prima era stato annesso al Regno d’Italia, e che si trovò in una situazione di miseria e disperazione come mai nella sua storia; è la lingua veneta, nel quale si innesta qualche raro apporto  dei popoli contermini (friulani, lombardi, trentini-tirolesi) e, più tardi, espressioni della lingua brasiliana, che è la base del “talian” parlato ancor oggi da milioni di brasiliani e riconosciuto come patrimonio immateriale dal governo federale di Brasilia (on strucon forte all’amico Paulo Massolini che è stato l’artefice di questo riconoscimento) . 

Il secondo volume è dedicato ai capitani d’industria, a coloro che partendo dal nulla hanno creato veri e propri imperi e qui c’è l’imbarazzo della scelta: non potendo citarli tutti, mi limito allo stretto ordine alfabetico, da Anderle a Zaffari; segnalo in questo volume l’interessante e significativo elenco dei gemellaggi fra i nostri comuni e quelli del Rio Grande do Sul, a partire proprio da quello fra la Regione del Veneto e lo Stato del Rio Grande do Sul (18/6/2001), e il pezzo sui “Leoni nelle Piazze” dell’amico Cesar Augusto Prezzi che illustra  la posa di cinque Leoni di San Marco nelle piazze di Antonio Prado, Flores da Cunha, Ilopolis, Santa Tereza e Sobradinho. 

Nel terzo volume che si apre con una frase di Darcy Loss Luzzatto, scrittore, ricercatore, editore e soprattutto grande amico recentemente scomparso “La lengoa la ze ‘l sataron de la cultura”è dedicato alle principali comunità e qui per me è un susseguirsi di emozioni, a partire dalla “mia” Serafina Correa (sono stato omaggiato del titolo di cittadino onorario il 27/7/1995, una delle giornate più intense della mia vita) passando per Nova Bassano, Nova Padua, per Caxias do Sul dei “Miseri Coloni”, per Cotiporà gemellata con Rovolon, per Bento Gonçalves dai tanti ricordi e mi fermo qui. 

Complimenti ancora a tutti per questa opera che rappresenta una preziosa testimonianza di quella straordinaria epopea che fu l’emigrazione veneta, un’esperienza alla quale tutti noi veneti del terzo millennio dobbiamo guardare con rispetto, ammirazione, orgoglio, gratitudine. 

Ettore Beggiato 

Presidente onorario 

Associazione “Veneti nel Mondo”