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7 Giugno 2016|non in elenco|

La storia della famiglia Pressendo dal Veneto al Brasile

Alberto Espen è un’istituzione nel Comune di Cervarese Santa Croce, in provincia di Padova. 

Bibliotecario e archivista, è il punto di riferimento culturale delle tre comunità (Montemerlo, Fossona e Cervarese) nel suo ruolo di responsabile della biblioteca comunale che ha sede a Montemerlo nella pregevole sede della sconsacrata chiesa di San Michele Arcangelo, recentemente oggetto di un notevole restauro. 

Ha al suo attivo diversi volumi, fra i quali vanno ricordati “Cervarese S. Croce: profilo storico di un Comune del Padovano tra Bacchiglione e Colli Euganei”, “Il Castello di S. Martino della Vaneza a Cervarese S.C.”, “Cervarese S.C.: gioventù in battaglia” e il romanzo “Legami di carta”.  

La sua ultima fatica è un  ponderoso volume “Familia Pressendo. Da Italia ao Brasil. Uma Historia em Construçao” scritto a quattro mani con Geraldo Farina nel quale si racconta la vicenda della famiglia Pressendo, una delle tante famiglie partite dalla nostro Veneto e arrivate nel Brasile “a catar fortuna” (giusto per riprendere il titolo di un fortunato libro dell’indimenticato Ulderico Bernardi sulla storia dell’emigrazione veneta). 

La grande emigrazione veneta inizia subito dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia (21-22 ottobre 1866 attraverso un plebiscito-truffa) in seguito alle condizioni di fame, miseria e disperazione che colpirono la nostra Terra come mai in passato; in particolare la famigerata “tassa sul macinato” assestò il colpo definitivo alle speranze di tante famiglie: non restava partire, in particolare verso “La Merica” verso quel Brasile meta tanto propagandata da personaggi senza scrupoli che lo presentavano come “La terra della cuccagna” dove si facevano anche tre raccolti per stagione. 

Il risveglio, dopo quaranta giorni di nave a vapore per attraversare l’Oceano, fu tragico: alla nostra gente furono dati un picco e un badile per disboscare territori ostili, popolati da serpenti e bestie feroci e nelle lettere che spedivano a casa c’era tutta la loro disperazione, per una situazione senza via d’uscita visto che non avevano certo i soldi per pagarsi il biglietto di ritorno … 

Da una situazione così drammatica i nostri Veneti sono però riusciti, nel giro di qualche generazione, a creare gli stati fra i più sviluppati del Brasile (Rio Grande do Sul, Santa Catarina e Paranà) dove ancor oggi si parla il talian (o veneto-brasiliano) recentemente riconosciuta come patrimonio immateriale dell’intero Brasile e dove le tradizioni della nostra Terra sono ancor oggi particolarmente vive.  

E proprio a Curitiba, capitale dello stato del Paranà, vivono i discendenti della famiglia Pressendo, partita nell’ottocento dai Colli Euganei dopo aver cambiato più volte residenza, come ricostruito nella ricerca di Alberto Espen: Baone, Carvarese S.C., Este e Rovolon; dopo essersi sposati il 14  dicembre del 1890 Natale Pressendo e la moglie Angela Filippi partono verso il Brasile seguiti nel 1896 da Bortolo Pressendo assieme alla moglie Caterina e ai figli Vittorio e Antonio, poi toccherà a Giovanni, assieme alla moglie Amalia Boraso e ai figlioletti Eugenio e Beatrice, di appena sette mesi; Giovanni comunica alla famiglia rimasta nel Veneto di essere arrivato a Canoas, area metropolitana di Porto Alegre, nel Rio Grande do Sul; nel 1899 nasce il primo discendente in terra brasiliana, Ferruccio Ernesto figlio di Natale e Angela. 

Nel frattempo, come spesso accade, nella trascrizione il cognome Pressendo diventa Prescendo e Presendo: anche in Brasile i veneti hanno problemi con le doppie …; una situazione comune a tante famiglie di origine veneta che vedono i loro cognomi modificati nella trascrizione brasiliana e questo complica sia la ricerca genealogica che, soprattutto, la richiesta di cittadinanza italiana (ed europea), una barriera spesso insormontabile per tanti discendenti di famiglie venete che vedono i loro cognomi cambiati anche in maniera sostanziale. 

E nel settembre del 2017, grazie alle ricerche e alla passione di Alberto Espen, una cospicua rappresentanza dei Pressendo brasiliani ha potuto ripercorrere e toccare con mano i luoghi dai quali erano partiti i loro antenati. 

Un volume di grande interesse con 460 pagine e con la ricostruzione genealogica delle diverse famiglie Pressendo, un’interessante spaccato dell’emigrazione veneta nel Brasile. 

Ettore Beggiato

Presidente onorario

“Veneti nel mondo”       

Per i 25 anni dell’Associazione Veneti nel Mondo aps torna l’edizione online di Storia veneta in Villa

Dal 9 marzo 2023 Associazione Veneti nel Mondo aps propone 5 nuovi appuntamenti digitali dedicati alla rassegna culturale Storia veneta in Villa.

L’edizione digitale si presenta quest’anno come un vero corso di approfondimento sulle tematiche della storia, dell’economia e dell’architettura della Serenissima Repubblica di Venezia.

GLI APPUNATAMENTI

Gli incontri verranno trasmessi in premiere video sul canale YouTube e sulla pagina Facebook dell’Associazione Veneti nel Mondo aps con il seguente calendario:

  • 09.03.2023 ore 21:00: Economia e agricoltura nelle ville venete. A nord e a sud della linea delle risorgive. Le differenze nello sviluppo economico del Veneto nel Rinascimento con Edoardo Demo, Professore Università degli Studi di Verona. Premiere video.
  • 16.03.2023 ore 21:00: Perché la Casa Bianca assomiglia a una villa palladiana? La fortuna di Palladio nel mondocon Guido Beltramini, Direttore del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio (CISA). Interviene Isabella Collalto, Presidente Associazione Ville Venete. Premiere video.
  • 23.03.2023 ore 21:00: Vita nobiliare in villa tra Cinque e Seicentocon Andrea Savio, Dottore di ricerca in Scienze Storiche presso l’Università degli Studi di Padova. Premiere video.
  • 30.03.2023 ore 21:00: Viaggiare, nel passato. Le “vie” dei Veneziani con Maurizio Rippa Bonati, Professore Università degli Studi di Padova. Intervengono Giacomo di Thiene, Presidente Associazione Nazionale Dimore Storiche Italiane, e Marcello Maria Fracanzani, Presidente Associazione Nobiliare Regionale Veneta. Premiere video.
  • 06.04.2023 ore 21:00: Fortuna, declino e ritorno della coltura promiscua nel Veneto con Viviana Ferrario, Professoressa Istituto Universitario di Architettura di Venezia e Le ville venete, testimoni culturali e di colloquio con il paesaggio venetocon Amerigo Restucci, Presidente Istituto Regionale Ville Venete. Premiere video.

Ogni incontro è introdotto da Aldo Rozzi Marin, Presidente Associazione Veneti nel Mondo aps.

Il progetto si propone di realizzare un percorso tematico invitando il pubblico a percorrere un viaggio nella storia della Repubblica di Venezia in una prospettiva interdisciplinare che coinvolge studiosi di diversi ambiti con l’obiettivo di far conoscere il patrimonio culturale e il territorio della Regione del Veneto.

Al termine di ogni incontro (9, 16, 23, 30 marzo 2023 e 6 aprile 2023) viene inoltre proposto un video promozionale esperienziale in alta definizione 4K dedicato alla dimora storica che nel corso del 2022 ha ospitato l’evento in presenza.

L’iniziativa è stata ideata e realizzata da Associazione Veneti nel Mondo aps per valorizzare e promuovere la cultura, l’identità e la storia veneta tra i veneti nel mondo, in Veneto e tra le comunità nel mondo con il sostegno, per l’edizione 2022, della Regione del Veneto e il patrocinio di Ministero della Cultura, Istituto Regionale Ville Venete, Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio (CISA), Associazione Nobiliare Regionale Veneta (ANRV), Associazione per le Ville Venete, Associazione Dimore Storiche Italiane. L’iniziativa ha inoltre ricevuto il riconoscimento del marchio turistico regionale Veneto. The Land of Venice per promuovere oltre alla cultura, alla storia e alla tradizione, anche un’immagine coordinata del prodotto culturale, turistico e di qualità veneto.

AMICO DELL’ASSOCIAZIONE VENETI NEL MONDO APS

Con l’occasione Ti ricordiamo che per conoscere la nostra attività ed essere aggiornato sulle azioni in programma, le rassegne culturali, gli eventi organizzati, è possibile aderire all’Associazione Veneti nel Mondo aps come Amico, versando la quota – a partire da euro 10,00 – valida fino a dicembre 2023.

L’obiettivo principale dell’Associazione Veneti nel Mondo aps rimane quello di valorizzare e promuovere la cultura veneta per mantenere uniti i veneti nel mondo, quelli che vivono in Veneto e quelli al di fuori dei confini regionali, tutti parte del grande popolo veneto caratterizzato dalla sua identità, dalla sua cultura e dalle sue tradizioni. L’impegno di venticinque anni di attività nell’ambito dell’emigrazione e della cultura veneta si è concretizzato in eventi formativi, scambi giovanili, missioni imprenditoriali, iniziative editoriali e multimediali.

Per aderire:

1. Compila il modulo Amici Associazione Veneti nel Mondo aps e 2021 VNM informativa privacy

2. Effettua il pagamento della quota di adesione:

  • via PayPal cliccando sul seguente link: Paypal.me/venetinelmondo
  • con bonifico bancario su c/c intestato a Associazione Veneti nel Mondo aps

Banca INTESA SANPAOLO, agenzia di Camisano Vicentino, Codice BIC BCITITMM, IBAN IT80K0306960232100000000700, indicando nella causale “Cognome Nome – Quota Amici Associazione Veneti nel Mondo aps”.

3. Invia il modulo compilato e la ricevuta del pagamento a segreteria@venetinelmondo.org indicando nell’oggetto della mail “Adesione Amici Associazione Veneti nel Mondo aps”. Ti risponderemo inviando la tua tessera digitale personale.

Grazie e benvenuto nella grande famiglia dei Veneti e degli Oriundi Veneti nel Mondo!

Ideatori e curatori della rassegna culturale Storia veneta in Villa: Aldo Rozzi Marin & Anna Turcato, rispettivamente Presidente e Coordinatrice generale dell’Associazione Veneti nel Mondo aps.

“Il ritorno di Pigafetta”, evento culturale 22 dicembre 2022 ore 18:30

Si svolgerà giovedì 22 dicembre 2022 alle ore 18:30 l’evento culturale “Il ritorno di Pigafetta” trasmetto su Youtube e Facebook dell’Associazione Veneti nel Mondo aps dalla Biblioteca delle Radici.

link video evento: https://youtu.be/sui6_zpiKsU

L’evento conclusivo delle celebrazioni del cinquecentenario del primo viaggio attorno al mondo sarà dedicato al Cinquecento: alla storia, alla cultura, alle scoperte geografiche e alla natura, come anche descritta e riportata da Pigafetta nella sua Relazione.

Parteciperanno in qualità di relatori:

  • Aldo Rozzi Marin, Presidente Associazione Veneti nel Mondo aps
  • Francesco Mezzalira, Professore Scienze Naturali (Veneto)
  • Ricardo Rozzi, Professore Università del North Texas (USA) & Università di Magallanes (Cile), Direttore del CHIC
  • Francisca Massardo, Direttrice del Campus Capo Horn, Università di Magallanes e ricercatrice principale del Centro Internazionale di Capo Horn (CHIC)

Il progetto “Il ritorno di Pigafetta” persegue, come indicato dal titolo, la commemorazione di un importante personaggio storico, il navigatore Antonio Pigafetta e del suo rientro nel territorio della Repubblica Serenissima.

L’iniziativa si inserisce in un programma associativo di celebrazioni e iniziative dedicate ai cinquecento anni del primo viaggio attorno al mondo di Magellano e Pigafetta (1519-1522) – il programma ha incluso numerose attività quali eventi, presentazioni, la stampa di una pubblicazione, la collaborazione alla realizzazione e consegna del busto di Antonio Pigafetta alla città di Punta Arenas in Cile, ecc -.

Al termine dell’evento sarà inoltre proiettato il documentario inedito “Sulla rotta di Pigafetta” basato sul libro edito dall’Associazione Veneti nel Mondo “Sulla rotta di Pigafetta. Terra del Fuoco 500 anni dopo “.

Si ringrazia la Regione del Veneto per il supporto a questa iniziativa.

Aldo Rozzi Marin, Presidente Associazione Veneti nel Mondo aps

I capolavori di Carlo Crivelli Veneto in mostra a Macerata e nelle Marche

Ho scoperto Carlo Crivelli tanti anni fa, al National Gallery a Londra, dove a questo pittore veneto semisconosciuto in patria vengono dedicate due sale: quando ho letto che  Macerata gli dedica una mostra mi sono ripromesso di andare a vederla e così ho fatto. 

A questo pittore nato a Venezia nel 1430-1435 circa, nella parrocchia di San Moisé, figlio di Jacopo, pittore anche lui,  e morto probabilmente ad Ascoli Piceno attorno al 1495 viene dedicata questa interessante iniziativa che da Macerata tocca altre sette centri delle Marche: Corridonia, San Ginesio, Sarnano, Monte San Martino, San Severino Marche, Serrapetrona, Belforte del Chienti, dove si possono ammirare le opere di Carlo e del fratello più giovane Vittore; peccato per gli orari e le aperture limitate che bloccano anche il visitatore più determinato. 

Carlo Crivelli lo si può tranquillamente iscrivere nella categoria “genio & sregolatezza” come tanti altri artisti, per la verità; deve abbandonare ancora piuttosto giovane la natìa Venezia, a causa di una condanna a sei mesi di carcere per aver rapito una donna sposata della quale si era innamorato; da qui si sposta prima a Padova e poi a Zara dove si fermò per qualche anno (Pietro Zampetti ipotizza che abbia seguito in Dalmazia il pittore Giorgio Schiavone/ Chiulinovich); nulla si sa dei motivi che lo spinsero ad attraversare nuovamente l’Adriatico ma di sicuro nel 1469 lo si trova ad Ascoli Piceno dove, sempre per via del carattere vivace, lo troviamo citato in una vicenda giudiziaria. 

Della sua vita e dei suoi percorsi non si hanno notizie certe; sicuramente si stabilisce nelle Marche, per la precisione ad Ascoli Piceno, anche se viene segnalato in diverse località marchigiane a partire da Camerino; la morte stessa è piuttosto misteriosa anche se viene attestata attorno al 1495 proprio ad Ascoli Piceno; va sottolineato come, nonostante l’intera attività artistica si sia sviluppata nelle Marche, si firma sempre “Opus Caroli Crivelli Veneti” e così farà anche il fratello “Opus Victoris Crivelli Veneti” 

Ignorato dal Vasari, la sua fortuna artistica incomincia ai primi dell’ottocento quando mercanti inglesi lo scoprono e portano Oltremanica diversi suoi capolavori che ritroviamo alla National Gallery.  

Ritornando alla mostra, devo dire che mi aspettavo di più di quanto ho visto al Palazzo Buonaccorsi a Macerata: sette dipinti sette con tre capolavori dedicati alla Madonna (Buonaccorsi, del latte e Lochis) ma c’era da attendersi  qualcosina di più … 

Spettacolare invece quanto ho ammirato alla chiesa di San Martino in località San Martino in Monte, piccolo comune di circa 700 abitanti, a un’ora di macchina dal capoluogo; dopo un viaggio fra i saliscendi dei Monti Sibellini, su strade ideali per i rally, previo appuntamento telefonico, un dipendente comunale particolarmente gentile mi ha accompagnato nella chiesetta romanica dedicata a San Martino dove all’interno si è abbagliati da ben tre polittici dei fratelli Crivelli.  

All’interno troviamo l’unica opera certa che vede la collaborazione dei due fratelli, Carlo e Vittore, un polittico datato 1490; gli altri due sono attribuiti a Vittore, il primo proveniente dalla chiesa di S. Maria del Pozzo e nel secondo troviamo la Madonna con il bambino in trono, con S. Martino e S. Antonio Abate. 

Notevole anche il Polittico di Giovanni da Camerino databile 1473; uscendo pensavo che se in tante altre parti del mondo avessero tali capolavori farebbero un museo da migliaia di visitatori l’anno …   

Lasciato Monte San Martino e sempre attraversando paesaggi autunnali bellissimi, tralasciando borghi significativi come Sarnano, San Ginesio, Caldarola, Serrapetrona (un vero peccato!)  mi sono portato a San Severino Marche, cittadina molto bella con la piazza centrale ellittica, ricca di bei palazzi dove nella pinacoteca comunale ho ammirato un polittico di Vittore Crivelli, dopo avermi soffermato su un capolavoro di Paolo Veneziano; entrambe le opere possono essere ammirate nella mia pagina facebook dove ho condiviso un spettacolare servizio fotografico di Francesco Bianco.  

La mostra su Carlo Crivelli rimane aperta fino al 12 febbraio 2023: un’occasione importante per approfondire la conoscenza di questo straordinario artista e per toccare con mano la bellezza di quell’angolo della Marche che va da Macerata ai Monti Sibellini. 

Ettore Beggiato 

“Veneto d’oltremare”: la lingua veneta…oltre i confini. EVENTO 06.12.2022 ore 18:30

Associazione Veneti nel Mondo aps presenta martedì 6 dicembre 2022 in diretta YouTube e Facebook, direttamente dalla Biblioteca delle Radici, l’evento “Veneto d’oltremare“: la lingua veneta…oltre i confini, con interventi dal Veneto, dall’Argentina, dall’Australia, dal Brasile, dal Messico e dalla Sardegna!!

Link evento: https://www.youtube.com/watch?v=Q4dJY-Jl-C0

Il progetto nasce per conservare e valorizzare le testimonianze storiche e linguistiche che legano le comunità al proprio territorio di origine, valorizzando allo stesso tempo gli usi, i costumi e le tradizioni.

Come Associazione Veneti nel Mondo aps da sempre abbiamo a cuore la salvaguardia della lingua e della cultura veneta, sia all’interno dei confini regionali che tra le comunità venete all’estero.

Riconoscere e valorizzare le parlate locali significa aver compreso che la globalizzazione, caratteristica sociale, culturale  e economica, del mondo di oggi, rende il mondo un unicum ma allo stesso tempo rafforza in ciascuno il bisogno di identità. Riconoscere e valorizzare la propria identità significa riconoscere il valore delle differenze e rispettare le identità di ogni popolo. Parliamo del diritto delle popolazioni ad esprimersi nelle loro lingue regionali o minoritarie, basato sul principio di diversità culturale come già riconosciuto il secolo scorso, ad esempio, nella Carta Europea delle lingue regionali o minoritarie adottata il 16 marzo 1998 dal Consiglio Europeo.

La lingua veneta xè el pilastro della nostra identità, ricca di contenuti legati alla storia e alla civiltà millenaria della Repubblica della Serenissima che con decisione dobbiamo recuperare e salvaguardare.

Vi invitiamo a partecipare a questo viaggio tra le comunità che ancora oggi parlano, tutelano e insegnano il Veneto, la nostra lingua madre.

Un ringraziamento speciale a quanti hanno collaborato all’iniziativa, alla Regione del Veneto, rappresentata in questa occasione dal Presidente della Prima Commissione del Consiglio regionale del Veneto Luciano Sandonà, e ai relatori:

  • Ettore Beggiato, Presidente Onorario Associazione Veneti nel Mondo aps
  • Eduardo Crivelli, Professore BUAP, Messico
  • Marcos Daniel Zancan, Professore UFSM, Rio Grande do Sul, Brasile
  • Paulo José Massolini, Presidente FIBRA, Rio Grande do Sul, Brasile
  • Diego Gabardo, Presidente FAVEP e fondatore Veneti nel Mondo Colombo, Paranà, Brasile
  • Ivana Quarati, Circolo Veneto di Santa Fé, Argentina
  • Mariano Gazzola, Famiglia Veneta di Rosario, Argentina
  • Fabio Sandonà, Presidente FAV Victoria, Australia
  • Alessandro Mocellin, Presidente Academia de la Bona Creansa
  • Alberto Medda Costella, Presidente Veneti nel Mondo Sardegna
  • Gianni Sardo, Veneti nel Mondo Sardegna

Aldo Rozzi Marin, Presidente Associazione Veneti nel Mondo aps

Ricordando Darcy Loss Luzzatto “De quel che se dise, el pi tant se lo perde; de quel che se scrive, squasi tuto ‘l rimane!”.

Nel maggio del 2020, all’età di 85 anni, veniva a mancare Darcy Loss Luzzatto  uno dei più importanti ricercatori, scrittori, editori della cultura “taliana” (o veneto-brasiliana) del Brasile; nella sua imponente produzione vanno ricordati i volumi Talian (grammatica, storia, cultura), i vocabolari Talian-Portoghese e Portoghese-Talian, Storie de la nostra gente, El nostro parlar e tanti altri.

Qualche anno fa, nel 2016, ha pubblicato “Almanaque Talian”, un volume che ha diviso in più parti: architettura, cucina, cultura, storia,  religiosità, proverbi, citazioni e curiosità, e “storie de sti ani”, perché come diceva  Darcy “De quel che se dise, el pi tant se lo perde; de quel che se scrive, squasi tuto ‘l rimane!”.

Hanno collaborato alla stesura di questo prezioso documento sul talian Julio Posenato, architetto e musicologo, Padre Rovilio Costa, ricercatore ed editore , figura di straordinaria rilevanza nel nostro culturale talian, scomparso nel 2009;  l’amico Darcy mi ha fatto il grande onore di inserire nel suo lavoro una mia ricerca su “Il Veneto prima della grande emigrazione” che qui ripropongo con un grande e commosso strucon al grande Darcy Loss Luzzatto

II 12 maggio 1797 muore, o meglio, tramonta, la Repubblica Veneta. Dopo undici secoli di indipendenza, di sovranità, di buongoverno, la bandiera con il leone di San Marco viene ammainata e nelle piazze del Veneto si innalza l’Albero della Libertà.

Con la conquista napoleonica del Veneto inizia uno dei periodi più drammatici della storia veneta: Napoleone rapina sistematicamente a Venezia e nel Veneto tutto, tesori, opere d’arte di inestimabile valore, saccheggia, devasta, pretende tributi altissimi dalle città e dalle campagne; il tutto in nome del motto “Libertè, fraternitè, egalitè” (“i francesi ci rendono uguali non lasciando niente a nessuno” si dirà all’epoca) (1).

Venezia in particolare fu depredata dal rapinatore corso come mai nella sua storia:

finirono a Parigi come bottino di guerra i quattro cavalli bronzei della Basilica, il leone di San Marco posto sulla colonna della piazzetta, decine e decine di straordinari dipinti che ancor oggi ammiriamo al Louvre (uno su tutti, “Le nozze di Cana” del Veronese), cassoni interi di reliquie, di tesori, di manoscritti (e su “Venezia scomparsa” di Alvise Zorzi troviamo un dettagliato elenco di tutto questo).

Ma Napoleone ha la sfrontatezza di spingersi più in là, attacca violentemente e scientemente l’identità del nostro popolo (e non a caso aveva detto: “Sarò un Attila per lo stato Veneto”): ed ecco che la dichiarazione di guerra del primo maggio 1797 si conclude testualmente con “Comanda ai diversi generali di divisione di trattar quai nemici le truppe venete, e di far atterrare in tutte le città della Terraferma il Leone di San Marco”.

Una dichiarazione di guerra singolare, è forse la prima volta nella storia che si dichiara guerra non solo al nemico ma anche al suo simbolo: Napoleone aveva intuito che il leone di San Marco rappresentava per i veneti molto di più di una bandiera: era il simbolo dell’identità veneta, il simbolo stesso dell’essere veneti.

E un simbolo ha vari significati, varie sfaccettature: di sicuro ha una dimensione visibile, materiale, facilmente riconoscibile e un’altra invisibile, irraggiungibile, che sfugge a qualsiasi tentativo di interpretazione, che non si fa catturare neanche dall’uomo più potente del mondo.

“Chiunque griderà viva San Marco sarà punito di pena di morte” così sta scritto nel Decreto della Municipalità di Venezia del 24 luglio 1797

La storiografia ufficiale ci narra delle grandi feste e dei balli attorno all’albero della libertà; ben poco spazio viene invece dato alla resistenza dei Veneti contro le truppe napoleoniche.

E’ proprio il Bonaparte che scrive al governo veneto il 2 aprile 1797 “…tutta la terraferma della Serenissima Repubblica di Venezia è in armi, in ogni parte i villici sollevati e armati gridano morte ai Francesi   “(2)

Per non parlare di vere e proprie insurrezioni popolari come le Pasque Veronesi ove per una settimana gli scaligeri al grido di “Viva San Marco!” tengono testa eroicamenteall’esercito francese; la stessa ribellione all’invasore la si trova nel bresciano nelle valli Sabbia e Trompia e nella riviera di Salò (3), e in diverse altre zone come nell’Altopiano dei Sette Comuni come a Lusiana ove si registrano diversi morti e feriti fra gli invasori francesi.

Al Lido di Venezia il comandante del forte, Domenico Pizzamano, bombarda e assale il “Liberateur d’Italie” che cercava di forzare il blocco navale a difesa della città (4); pochi giorni dopo la folla veneziana che protestava sul ponte di Rialto viene massacrata.

Va detto che anche dopo il 12 maggio la bandiera marciana continua a sventolare; a Zara viene riposta sotto l’altare il primo luglio, nella fedelissima Perasto addirittura il 23 agosto.

Ecco lo struggente addio a San Marco del capitano Giuseppe Viscovich:

“In sto amaro momento, che lacera elnostrcor, in sto ultimo sfogo de amor, de fede al Veneto Serenissimo Dominio, al Gonfalon de la Serenissima Republica, ne sia de conforto, o cittadini, che la nostra condotta passata e de sti ultimi tempi, rende non solo più giusto sto atto fatai, ma virtuoso, ma doveroso par nu.

Savarà da nu i nostri fioi, e la storia del zorno farà saver a tutta l’Europa, che Perasto ha degnamente sostenudo fin a l’ultimo l’onor del Veneto Gonfalon, onorandolo co sto atto solenne, e deponendolo bagna del nostro universal amarissimo pianto. Sfoghemose, cittadini, sfoghemose pur, e in sti nostri ultimi sentimenti coi quali sigilemo la nostra gloriosa carriera corsa sotto al Serenissimo Veneto Governo, rivolgemose verso sta Insegna che lo rappresenta, e su de eiasfoghemoel nostro dolor.

Par trecentosettantasette anni le nostre sostanze, el nostro sangue, le nostre vite le xestae sempre par Ti, o San Marco; e fedelissimi sempre se avemo reputa Ti con nu, nu con Ti; e sempre con Ti sul mar nu semo stai illustri e vittoriosi. Nissun con Ti ne ha visto scampar, nissun con Ti ne ha visto vinti e spaurosi!

E se i tempi presenti, infelicissimi par imprevidenza, par dissension, par arbitri illegali, par vizi offèndenti la natura e elgius de le genti, non Te avesse tolto da l’Italia, par Ti in perpetuo sarave le nostre sostanze, el nostro sangue, la vita nostra e, piuttosto che vederTe vinto e desonorà dai toi, el coraggio nostro, la nostra fede se avaravesepelio sotto de Ti!

Ma za che altro no ne resta da far par Ti, el nostro cor sia l’onoratissima to tomba, e el più puro e el più grande to elogio le nostre lagreme!”

Si arriva così al 17 ottobre alla firma del trattato di Campoformido: Venezia, il Veneto, l’Istria e la Dalmazia vengono ceduti all’Austria, nelle isole greche (Corfù, Zante, Santa Maura, Cerigoecc), nell’Albania veneta e nella Lombardia continua il dominio napoleonico.

Per la verità quasi tutto era già stato previsto nel trattato di pace di Leoben firmato il 18 aprile 1797 fra l’Austria e la Francia.

La svendita della Patria Veneta agli Asburgo apre finalmente gli occhi a tanti Veneti (emblematica la vicenda di Ugo Foscolo), ma ormai è troppo tardi e così, a parte la gloriosa epopea del 1848-49, la nostra terra veneta passerà da un padrone all’altro.

Nei primi giorni del 1798 arrivarono gli Austriaci sotto il comando del conte Oliviero von Wallis, generale di cavalleria; si fermarono nel Veneto fino al trattato di Presburgodel 26 dicembre 1805: l’Austria sconfitta ad Austerlitz (2 dicembre) perdeva il Veneto, il Friuli, l’Istria e la Dalmazia che passavano al regno d’Italia, stato-fantoccio in mano a Napoleone.

Da ricordare, il primo dicembre 1799 i cardinali si riuniscono in conclave nell’isola di San Giorgio Maggiore ed eleggono Papa Pio VII.

I francesi dividono il Veneto in 7 dipartimenti: Adige (Verona), Adriatico (Venezia), Bacchiglione (Vicenza), Brenta (Padova), Passariano (Udine), Piave (Belluno), Tagliamento (Treviso).

La provincia di Rovigo va a far parte del dipartimento del Basso Po con capoluogo Ferrara, mentre l’Istria fa dipartimento per conto proprio; un provveditore generale provvisorio viene assegnato alla Dalmazia.

La capitale del Regno Italico è Milano e Venezia viene ridotta, come abbiamo visto, a capoluogo di un dipartimento.

Napoleone nomina viceré d’Italia il figliastro, Eugenio di Beauharnais, al quale conferisce più tardi il titolo di principe di Venezia: un vero e proprio insulto alla storia veneziana!

Un’altra figura viene imposta dai francesi: il prefetto, la quintessenza del centralismo; e tale gentile presente è ancor oggi in mezzo a noi.

L’undici gennaio 1807 viene nominato Patriarca di Venezia Nicola Saverio Gamboni:

per la prima volta un non veneziano è eletto Patriarca per volere di Napoleone.(5).

Un ulteriore oltraggio del rapinatore corso alla Serenissima.

Nel 1809 la coscrizione obbligatoria imposta da Napoleone per rimpinguare il suo esercito imperialista e l’aumento delle tasse provocano insurrezioni e tumlti in tutta la regione, anche se i moti di piazza hanno una particolare intensità nella provincia di Vicenza.

Una vera e propria rivoluzione, paragonabile a quanto è successo nel vicino Tirolo: solo che il popolo tirolese trovò una figura carismatica in grado di incanalare la ribellione all’occupante francese (il grande Andreas Hofer), nel Veneto mancò il condottiero, non certo l’eroismo della nostra gente.

Questa resta una delle pagine più sconosciute della nostra storia, evidentemente a certi studiosi da fastidio constatare che ancora una volta i veneti si ribellano gridando “Viva San Marco!” ed innalzando le loro bandiere; ma le cifre parlano da sole e le fonti della polizia di allora parlano di ben 15.000 veneti in piazza ad Orgiano, nel basso vicentino (un numero straordinario se pensiamo all’epoca e al fatto che ci troviamo in urna delle zone meno popolate della provincia) e di intere vallate in mano ai rivoltosi (da Schio a Valdagno). La repressione fu durissima ed è significativo che si arrivò a fucilare persino un prete (don Giuseppe Marini di Carré). Una pagina della nostra storia che merita sicuramente di essere approfondita.

Il 15 agosto 1811 si inaugura in Piazzetta San Marco un monumento a Napoleone opera di un modesto scultore veronese, Domenico Banti. La statua venne rimossa (o distrutta??) dal popolo veneziano inferocito nel 1814, ricomparsa nel 2002 e acquistata per circa ottocento milioni di lire con il beneplacito del Comune di Venezia. Incredibile, i rapinati omaggiano il feroce rapinatore!

Un’ultima ….amenità su Napoleone: il nostro (si fa per dire….) consigliava il figliastro di non ascoltare chi gli suggeriva di dare a Venezia un po’ più di autonomia, invitandolo, invece, a mandare “degli italiani a Venezia e dei veneziani in Italia”!! (6) Nel 1814 finisce finalmente l’epopea napoleonica nel Veneto e nell’Europa tutta; l’Austria ritorna a dominare nel Veneto e nella Lombardia.

Il 22 settembre 1814 ha inizio il Congresso di Vienna che ha l’obiettivo di riportare il continente europeo alla situazione politica precedente alla rivoluzione francese: è la Restaurazione. I lavori del Congresso, nei quali spicca la figura dello statista austriaco Mettermeli, si concludono il 9 giugno 1815.

Va ricordato che durante i lavori del Congresso il patrizio Giovanni Bembo inviò numerose petizioni alle potenze vincitrici per arrivare alla ricostituzione della Serenissima in virtù del principio di legittimità che stava passando sui tavoli del Congresso: inutilmente, però, e d’altra parte poteva un consesso di monarchi riconoscere il ruolo della Serenissima Repubblica Veneta? (7)

E così il 7 aprile 1815 l’imperatore asburgico Francesco I costituiva il regno “Lombardo-Veneto”, con un viceré che doveva risiedere sei mesi a Milano e sei mesi a Venezia, due capitali nelle quali l’impero era rappresentato da un governatore. In tutto l’Austria regnò sul Veneto per circa sessant’anni (dal 1797 al 1806, dal 1814 al 1848, dal 1849 al 1866), un periodo sicuramente importante nella storia veneta, contraddistinto da una buona amministrazione, corretta e rigorosa ma anche da una occupazione militare dura; è opinione diffusa attribuire a questo periodo quel “concetto dello stato” che caratterizza il popolo Veneto: è vero solo in minima parte; cosa sono sessant’anni di presenza austriaca di fronte al millennio della Repubblica Veneta? E’ sicuramente riconducibile alla Serenissima quel retaggio culturale che continua ad essere presente nel nostro popolo, quel rispetto delle leggi e dell’autorità che ancor oggi, pur trovandoci a far parte di uno stato che non merita tale atteggiamento, incide profondamene nel rapporto fra il Veneto e l’Italia.

La dominazione austriaca, pur essendo caratterizzata dalle logiche di ogni dominazione (e, in effetti, il regno Lombardo-Veneto contribuiva in maniera esorbitante alle entrate dell’impero), va ricordata anche per alcune opere di indubbio impatto sociale e culturale; pensiamo all’inaugurazione del ponte ferroviario che unisce Venezia alla terraferma avvenuta l’undici gennaio 1846, quale stravolgimento porta nella vitaveneziana il fatto di non essere più un’isola: il continente europeo non è più isolato rispetto alla città più bella del mondo. Va anche detto che fu Milano la città preferita dal Viceré e che complessivamente Vienna privilegiò la regione lombarda rispetto alla nostra; da qui uno sviluppo economico sicuramente più marcato nella Lombardia e un progressivo impoverimento del Veneto.

Nonostante questo però il nostro popolo partecipa molto marginalmente alle congiure, alle società segrete, alla Carboneria, soprattutto se facciamo il confronto di quanto accadeva in Italia.

Questo almeno fino al 1844 quando i fratelli Attilio e Emilio Bandiera vennero fucilati presso Cosenza assieme ad altri aderenti alla società segreta “Esperia”.

Arriviamo così al 1848, l’anno delle rivoluzioni che misero a soqquadro l’intera Europa, l’anno delle speranze e dei patriottismi, ma anche l’anno delle delusioni e della fine dei sogni di tanti europei animati di sacro furore…

22 MARZO 1848 RINASCE LA REPUBBLICA VENETA

II 1848 incomincia a Venezia con l’arresto, il 18 gennaio, di Daniele Manin, avvocato veneziano, e di Nicolo Tommaseo, intellettuale dalmata.

I due vengono rinchiusi nelle carceri lungo la Riva degli Schiavoni con l’accusa di “delitto di perturbazione dell’ordine pubblico dello stato”. (8)

Rimangono in carcere fino al 17 marzo quando vengono liberati dal popolo veneziano insorto all’arrivo della notizia che anche a Vienna era scoppiata la rivoluzione; l’accelerazione che ne consegue porta D. Manin a proclamare la Repubblica Veneta il 22 marzo.

“Viva la Repubblica, viva San Marco” si sentiva in tutta Venezia.

E l’intero Veneto si ribellò all’occupante austriaco, con episodi di particolare eroismo a Vicenza e nel Cadore.

Nel giro di qualche mese, però, lo strapotere dell’esercito asburgico ebbe la meglio delle città di terraferma; rimase Venezia a tener alta la bandiera di San Marco, sola contro tutti, abbandonata a se stessa dai Savoja, dalla Francia, dall’Europa.

E Venezia dimostrò un eroismo straordinario; lo spettro della fame stava avanzando ma ancora il 2 aprile 1849 l’assemblea decise di “resistere ad ogni costo”.

Lo scrittore americano Edmond Flagg scrisse: “La storia non registra atto più di questo sublime. Esso ricorda la solennità della dichiarazione con la quale veniva affermata la indipendenza americana del 1776”. (9)

IL 13 giugno gli austriaci iniziarono il bombardamento della città, il blocco navale e terrestre isolava drammaticamente Venezia, in agosto ci furono i primi casi di colera.

II 23 agosto la capitolazione: l’onore delle armi da parte degli austriaci, l’esilio per i quaranta principali protagonisti della rivoluzione.

Si chiudeva una delle pagine più straordinarie della storia veneta: una rivoluzione, forse la prima rivoluzione interclassista, ove vicino alla borghesia trovavamo gli arsenalotti (gli operai dell’Arsenale), una repubblica caratterizzata da riforme innovative (pensiamo solo all’uguaglianza dei cittadini di qualunque religione).

Daniele Manin a una precisa domanda su quali erano i veri obiettivi dell’insurrezione ebbe a dire;

“Preferivamo essere una repubblica indipendente confederata con gli altri stati italiani”. E un’ode di Arnaldo Fusinato, poeta di Schio, descrive più di mille parole l’eroismo e lo sconforto dei Veneti alla caduta della loro capitale:

L’ULTIMA ORA DI VENEZIA

E’ fosco l’aere, il cielo è muto ed io sul tacito Veron seduto, in solitaria malinconia ti guardo e lagrimo, Venezia mia!

Sui rotti nugoli dell’occidente il raggio perdesidel sol morente, e mesto sibila per l’aria bruna l’ultimo gemito della laguna.

Passa una gondola della città:

  • Ehi, della gondola, qual novità?  Il morbo infuria il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera banca!

No no, non splendere

su tanti guai, sole d’Italia, non splender mai! E sulla veneta spenta fortuna sia eterno il gemito della laguna.

Venezia! l’ultima ore è venuta; illustre martire tu sei perduta… Il morbo infuria, il pan ti manca, sul ponte sventola bandiera bianca!

Ma non le ignivome palle roventi, né i mille fulmini su te stridenti, troncan ai liberi tuoi dì lo stame… Viva Venezia! Muor di fame.

Sulle tue pagine scolpisci, o Storia, l’altrui nequizie e la sua gloria, e grida ai posteri: tre volte infame chi vuoi Venezia morta di fame!

Viva Venezia! Feroce, altieradifese intrepida la sua bandiera: ma il morbo infuria

il pan le manca… sul ponte sventola bandiera bianca!

Ed ora infragasiqui sulla pietra finch1 è ancor libera questa mia cetra; a Te, Venezia, l’ultimo canto, l’ultimo bacio, l’ultimo pianto!

Ramingo ed esule sul suoi straniero, vivrai, Venezia, nel mio pensiero, vivrai nel tempio qui del mio core come l’immagine del primo amore.

Ma il verbo sibiliama l’onda è scura, ma tutta in gemito é la natura; le corde stridono, la voce manca…. sul ponte sventola bandiera bianca!

Venezia aveva saputo, ancora una volta, suscitare l’ammirazione dell’intera Europa e l’Austria stessa si rese conto che ben difficilmente avrebbe potuto esercitare il proprio dominio sul Veneto ancora a lungo.

Nel 1859 scoppia la IIA guerra d’indipendenza che vedeva da una parte l’asse Italia-Francia e dall’altra l’Austria; la guerra si conclude con la “liberazione” della Lombardia che passa ai Savoja: il Veneto rimane a far parte dell’impero asburgico. E’ interessante sottolineare come proprio nel 1859 ci sia uno scambio di lettere fra Napoleone III e l’imperatore Francesco Giuseppe nel quale si ipotizza uno “status” di

indipendenza per il Veneto sulla falsariga di quanto è stato accordato al Lussemburgo (e ancor oggi il Granducato di Lussemburgo è uno stato indipendente). (10) Due anni dopo, il 17 marzo 1861, viene proclamato a Torino il Regno d’Italia. Arriviamo al 1866, l’anno della IIIA guerra d’indipendenza, che vede il trattato italo-prussiano in funzione antiaustriaca.

Il 24 giugno l’esercito italiano viene battuto a Custoza; l’Italia tenta allora la rivincita per mare ma a Lissa, nel mar Adriatico, viene clamorosamente sconfìtta dalla marina asburgica guidata dall’ammiraglio Tegetthoff e composta in buona parte da marinai veneti che quando viene proclamata la vittoria lanciano per aria i loro berretti e gridano “Viva San Marco!” (11)

La guerra è però vinta dall’asse italo-prussiana grazie alle vittorie dell’esercito “tedesco” e il Veneto viene “passato” dagli Asburgo alla Francia affinché, dopo un regolare plebiscito, venga eventualmente “girato” all’Italia.

Invece due giorni prima delle votazioni fissate per il 21-22 ottobre 1866, in un albergo di Venezia la nostra regione viene “consegnata” agli emissari dei Savoja. Il popolo veneto viene chiamato a votare quando tutto era già stato deciso, tra mille brogli e pressioni; basti pensare che si votò con schede di colore diverso e che era obbligatorio dichiarare il proprio nome al momento del voto! (12)

Con l’arrivo dei “liberatori” italiani iniziò un periodo di miseria come mai nella nostra storia veneta, e in particolare la nuova tassa sul macinato, una vera e propria tassa sulla fame imposta dal governo italiano nel 1869 gettò le nostre comunità nella disperazione. Interi paesi furono costretti ad emigrare in cerca di fortuna, mettendosi spesso nelle mani di uomini senza scrupoli, una tragedia di dimensioni inenarrabili che ancor oggi non trova la giusta dimensione e il giusto rilievo nella società veneta: una vero e proprio tentativo di rimozione di quella tristissima esperienza fu portato avanti dal mondo della cultura, della scuola, della politica, dell’informazione.

Quando invece i veneti dovrebbero conoscere, capire il fenomeno dell’emigrazione e soprattutto rendersi conto di avere un “debito storico” nei confronti dei fratelli che sono emigrati: il relativo benessere della nostra regione è frutto anche delle rimesse di tanti emigranti e del fatto che questi, andando via, hanno permesso a coloro che sono rimasti di ripartire le scarse risorse della nostra terra in un numero notevolmente più ristretto. Per non parlare dell’orgoglio che dobbiamo provare come veneti nel vedere migliaia e migliaia di compatrioti che hanno saputo conquistarsi la stima e l’affetto in tutte le parti del mondo, grazie alla loro capacità di adattamento, alla loro laboriosità, alla loro intraprendenza, alla loro onestà.

E il grande poeta veronese Berto Barbarani con versi di struggente intensità descrive tutta la disperazione del nostro popolo:

I VA IN MERICA

Fulminadi da un fraco de tempesta, l’erba dei prè par ‘na metà passìa, brusà le vigne da la malatia che no lassa i vilani mai de pésta;

ipotecado tuto quel che resta, col tormento che vai ‘na carestia, ogni paese elg’à la so angoniae le fameie un pelagroso a testa!

Crepa la vaca che daseaelformaio, morta la dona a partor ‘nafiola, protesta le cambiale dal notaio,

una festa, seradi a l’ostaria,

co un gran pugno batù sora la tola:

“Porca Italia” i bastiema: “andemo via!”

E i se conta in fra tuti. – In quanti sio? Apenadiese, che poi far strapasso; el resto done co i putini in brasso, el resto, veci e puteleti a drio.

Ma a star qua, no se magna no, par dio, bisognare pur farlo sto gran passo, se l’inverno el ne capita col giasso, pori nualtri, elghe ne fa un desìo!

Drento l’Otobre, carghi de fagoti, dopo aver dito mal de tuti i siori,

dopo aver fusi là tri quatro goti;

co la testa sbarlotaimbriagada, i se da dustruconi in tra de lori, e tontonando i ciapa su la strada!

Ettore Beggiato

1 ) A. Geatti – “II trattato di Campoformido tra Napoleone Bonaparte e l’Austria –

17 ottobre 1797″ – Arti Grafiche Friulane – Tavagnacco 1997 pag. 69

  • A. Lembo “Le Pasque veronesi” – Lonigo 1997 – pag. 3
  • Aa.Vv. – “Al tocco di campana generale 1797-1997” – Comunità Montana di
    Valle Sabbia – Nozza di Vestone (Bs) – 1997
  • A. Da Mosto – “Domenico Pizzamano un uomo di mare veneziano contro
    Napoleone” – Editoria Universitaria – Venezia 1997
  • Aa. Vv. – “Storia della civiltà veneziana” – Sansoni Editore – Firenze 1979
  • A. Zorzi – “Venezia austriaca 1798-1866” – Editori Laterza 1985 – pag. 32
  • Aa. Vv “II Veneto austriaco 1814-1866” –Cassamarca – 2000 – pag. 13
  • P. Galletto – “Fine e rinascita della Repubblica di San Marco (1797-1848)” – G.
    Battagin Editore 1997
  • P. Galletto – “La vita di Daniele Manin e l’epopea veneziana del 1848-49” – G.
    Battagin Editore 1999
  • E. Beggiato nel sito www.cronologia.it anno 1859
  • E. Beggiato  “Lissa, l’ultima vittoria della Serenissima” – Il Cerchio 2012
  • E. Beggiato ” 1866: la grande truffa. Il plebiscito di annessione del Veneto
    all’Italia” – Editoria Universitaria – Venezia 1999.

La Basilica di Santa Maria della Salute e il leone di San Marco

La Basilica di Santa Maria della Salute è sicuramente una delle chiese più amate dai veneziani; benedetta dal Patriarca Alvise Sagredo il 9 novembre 1687, opera di Baldassare Longhena, questa chiesa barocca fu eretta dalla Serenissima come ex voto per la liberazione della peste che flagellò la città attorno al 1630: “Voto solenne di erigere in questa Città e dedicar una Chiesa alla Vergine Santissima, intitolandola Santa Maria della Salute, et ch’ogni anno nel giorno che questa Città sarà pubblicata libera dal presente male, Sua Serenità et li Successori Suoi anderanno solennemente col Senato a visitar la medesima Chiesa a perpetua memoria della Pubblica gratitudine di tanto benificio”.

E, in effetti, “la perpetua memoria” viene vissuta con grande intensità e partecipazione: ogni anno il 21 novembre, giorno della Presentazione della Beata Vergine, una moltitudine di fedeli attraversa il ponte appositamente costruito sul Canal Grande, e si reca a pregare e a chiedere la protezione della Madonna; dopo quasi quattro secoli continua ad essere una delle feste più sentite dalla città.

E chissà quanti, fra veneziani e foresti, avranno notato che sopra il grandioso arco di ingresso, si può notare l’alone del Leone di San Marco, distrutto come tanti altri dai francesi nel 1797. Ecco come lo descrive il prof. Alberto Rizzi nei suoi fondamentali tre volumi “I Leoni di San Marco”: “Nella lunetta del portale, larga 430 cm., campeggiava un grande leone marciano verosimilmente a tutto tondo. Esso era andante (di tipo stante) a sinistra, nimbato, dal libro aperto e dalla coda forse sollevata. E’ probabile che la scultura fosse lignea e non è escluso che la sua collocazione sia coincisa con qualche solenne addobbo per la festa della Salute. E’ figurativamente documentata per la prima volta nell’Isolario del Coronelli (1696) ed è rappresentata in vedute di Antonio Canal, Michele Marieschi, e Francesco Guardi. La riproduzione più fedele sembra quella del Canaletto nella Festa della Salute” incisa da Giambattista Brustolon, similmente alle altre Solennità Dogali. L’enfatizzata presenza del gigantesco leone va storicamente inquadrata nel carattere statale della chiesa, similmente a quella del Redentore. Nel 1951 si progettò di sostituire l’esemplare perduto con uno di bronzo ma la cosa non ebbe seguito.”

Quarant’anni dopo toccò al prestigiosa stilista Laura Biagiotti tentare di riportare il Leone sulla Basilica; sul quotidiano “La Repubblica” del 30 aprile 1992 si legge infatti dell’offerta di 100 mila dollari (circa 120 milioni di vecchie lire) finalizzata alla promozione del profumo “Venezia”. “Il leone, che verrà fuso in base ai disegni e ai quadri della fine del Seicento e del Settecento, sarà pronto per il 1997, l’anno in cui cade l’anniversario della sua sparizione dal timpano di uno dei più bei templi che si affacciano sul Canal Grande”. Di tutta l’operazione rimase solo …il profumo, visto il “niet” della Soprintendenza .

Quattro anni più tardi un comitato spontaneo di cittadini, fondato da Lorenzo Cesco e Giuseppe Baldan rilanciò l’idea, come ricorda “Il Gazzettino” del 28 maggio 1996. Fu organizzata anche una tavola rotonda all’Ateneo Veneto coordinata dal prof. Mario De Biasi e con la partecipazione del prof. Giovanni Pillinini, dell’ing. Paolo Renier, di mons. Antonio Niero e del prof. Alberto Rizzi; anche quella volta l’iniziativa non portò a risultati concreti. Credo che i tempi siano maturi per ritentare l’impresa; il vento è cambiato, ci dicono in molti, e, pensandoci bene quasi tutti i Leoni che abbelliscono palazzi, campi, monumenti di Venezia sono stati rifatti dopo la furia distruttrice portata avanti da Napoleone e dalla sua soldataglia. Coraggio, allora, amici veneziani…

Ettore Beggiato 

I Veneti di Concordia (Santa Catarina, Brasile) a Sarcedo (Vicenza) per la firma del Gemellaggio

Si è tenuta questa mattina a Sarcedo (Vicenza) la cerimonia per la firma del Patto di collaborazione e gemellaggio tra Sarcedo, comune del Vicentino, e la città di Concordia, nella regione occidentale dello Stato di Santa Catarina (Brasile).

I primi insediamenti dell’attuale città di Concordia iniziarono già a partire dal 1912 e portarono alla nascita della Colonia Concordia nel 1925. In questi territori venne fondata il 29 luglio 1934 la città di Concordia, pronta a festeggiare il primo centenario, da parte di coloni del Rio Grande do Sul e nello specifico da discendenti di veneti, italiani e tedeschi emigrati in Brasile nel XIX secolo. Il comune è oggi uno dei più sviluppati dello Stato di Santa Catarina, posizionandosi al quattordicesimo posto nella classica brasiliana ed essendo inoltre una delle città con il miglior rapporto qualità/vita. “Concordia, da colonia fondata sui primi insediamenti agricoli degli emigrati veneti, è oggi capitale dell’agricoltura, culla dell’industria agroalimentare del Brasile, primo produttore di carne suina, secondo produttore di prodotti caseari, di pollame e di allevamento di manzo dello Stato”, questi i dati dell’intervento del Sindaco della città brasiliana Rogerio Luciano Pacheco, presente a Sarcedo con una delegazione di assessori e collaboratori.

Sarcedo, 19 novembre 2022, da sinistra: Anna Turcato (coordinatrice generale Veneti nel Mondo), Osvaldir Dal Bello (Segretario generale, già Presidente, Associazione Italiana Veneta di Concordia), Ana Maria Thomaz (Presidente Associazione Italiana Veneta di Concordia), Rogerio Luciano Pacheco (Sindaco di Concordia) e consorte, Ettore Beggiato (Presidente Onorario Veneti nel Mondo)

A Concordia sono ancora vive la cultura, le tradizioni e la storia veneta grazie alle attività realizzate dall’Associazione Italiana Veneta di Concordia, fondata nel 1993, e oggi rappresentata a Sarcedo dalla Presidente Ana Maria Thomaz, dal portavoce Oswaldir Dal Bello e dal tesoriere Alessandra Badalotti. L’accordo nasce dopo alcuni anni di scambi e collaborazioni, grazie anche alla già presidente Elena Zucchi. Thomaz e Dal Bello hanno ricordato con emozione i primi contatti tra le due comunità, rafforzando la ricerca delle radici venete da parte degli emigrati a Concordia: “Il legame che unisce i due comuni risale al 1934, quando sei famiglie di Sarcedo parteciparono alla fondazione della città dove si trasferirono per lavorare presso l’azienda del concittadino Fontana. E proprio a Concordia nel 2019 è stata intitolata al paese vicentino una delle piazze del Parque municipal de exposições Attilio Francisco Xavier Fontana”. Un paluso particolare va ai sarcedensi che tanto hanno lavorato per questo accordo: il Sindaco Luca Cortese, l’Assessore Luca Pigato, l’amministrazione e le associazioni comunali.

L’Associazione Veneti nel Mondo aps, rappresentata dal Presidente Onorario Ettore Beggiato – che ha portato il suo saluto anche a nome del Presidente Aldo Rozzi Marin – e dalla Coordinatrice generale Anna Turcato, ha preso parte con piacere all’evento che sugella l’accordo di collaborazione, ricordando e rinsaldando i rapporti già in essere a seguito del gemellaggio siglato con l’Associazione Italiana Veneta di Concordia nell’anno 2011.

“Ed è così che ancora oggi, a Concordia, si parla Veneto-Talian e Italiano, si fa il filò, si raccontano le storie delle prime famiglie emigrate e al centro del paese troviamo un monumento dedicato al Leone di San Marco, patrono veneto della nostra Associazione” (Aldo Rozzi Marin, Presidente Associazione Veneti nel Mondo aps)

Leone di San Marco, Concordia (Santa Catarina, Brasile) – Anno 2011, delegazione Associazione Veneti nel Mondo aps accompagnata dal Presidente Aldo Rozzi Marin

L’Associazione Veneti nel Mondo aps riconosciuta Ente del Terzo Settore grazie all’iscrizione al RUNTS

Dopo mesi di attesa ci è stata notificata in questi giorni l’avvenuta iscrizione al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS) istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in attuazione degli artt. 45 e segg. del Codice del Terzo Settore (Decreto Legislativo 3 luglio 2017, n. 117), per assicurare la piena trasparenza degli enti del Terzo settore (ETS).

L’iscrizione al RUNTS consente all’Associazione Veneti nel Mondo aps di scrivere una nuova pagina della sua storia, acquisendo la qualifica di Ente del Terzo Settore (ETS). Qualifica che fa seguito all’approvazione del nuovo statuto di Associazione di Promozione Sociale avvenuta lo scorso 24 gennaio 2022 e all’iscrizione al Registro Regionale Veneto delle APS.

L’obiettivo principale dell’Associazione Veneti nel Mondo aps rimane quello di valorizzare e promuovere la cultura veneta per mantenere uniti i veneti nel mondo, quelli che vivono in Veneto e quelli al di fuori dei confini regionali, tutti parte del grande popolo veneto caratterizzato dalla sua identità, dalla sua cultura e dalle sue tradizioni. L’impegno di oltre venti anni di attività nell’ambito dell’emigrazione e della cultura veneta si è concretizzato in eventi formativi, scambi giovanili, missioni imprenditoriali, iniziative editoriali e multimediali.

“Ora il passo successivo è il riconoscimento” afferma il Presidente Aldo Rozzi Marin “dell’iscrizione al registro degli enti beneficiari del 5×1000 per il quale abbiamo già fatto domanda e attendiamo riscontro”.

Aldo Rozzi Marin, Presidente Associazione Veneti nel Mondo aps

Myrtleford, nella “Contea Alpina”, ospita la quarta proiezione australiana del film Brava Zente (30.10.2022)

Il viaggio in Australia del film “Brava Zente, storie della terra veneta” del regista vicentino Giancarlo Cappellaro continua. Sarà la cittadina di Myrtleford, nel cuore dell’Alpine Shire australiano nel nord-est dello Stato del Victoria, ad ospitare il prossimo 30 ottobre 2022 la proiezione in lingua veneta.

La comunità italiana, formata in buona parte da veneti, rappresenta circa il 30 % di questa città fondata nel lontano 1837 che accolse a partire dai primi anni del 1900 un costante flusso migratorio di corregionali e connazionali, divenendo un importante centro agricolo. Tutt’oggi le associazioni locali si occupano di mantenere vive le tradizioni della terra di origine: il valore della famiglia, le feste religiose, la lingua italiana e quella veneta, la cucina e le tradizioni.

La proiezione, organizzata dalla Federazione delle Associazioni Veneti del Victoria in partenariato con l’Associazione Veneti nel Mondo aps, sarà ospitata dal Club Savoy Myrtleford in collaborazione con i circoli Vicentini di Myrtleford e Trevisani di Myrtleford. L’evento fa parte del progetto “NA STORIA, NA LENGUA: EL VENETO” ideato dalla Federazione delle Associazioni Venete del Victoria che ha come obiettivo far vivere alla comunità veneta locale l’unicità caratterizzante la nostra identità veneta, coniugando la proiezione dell’opera cinematografica “BRAVA ZENTE” con l’esposizione della mostra “Storia della lingua dei veneti” (dell’Associazione Infomedia Veneto e con l’Academia de la Bona Creansa).

Il film, ambientato nel basso vicentino negli anni cinquanta, ripropone di fatto quel territorio veneto e quelle dinamiche di paese che i nostri emigranti lasciarono alla loro partenza in cerca di un futuro migliore: la tematica progettuale avrà quindi indubbiamente una forte attrazione nei destinatari, con un importante ritorno d’immagine e un indubbio apprezzamento per l’opera sia per i contenuti sia per il modo in cui vengono proposti.              

Ringraziamo Fabio Sandonà, Presidente e Consultore della Federazione delle Associazioni Venete del Victoria, Sebastiano Revrenna, Presidente circolo Vicentini di Myrtleford, Armando Paquali, Presidente circolo Trevisani di Myrtleford e tutti gli enti patrocinanti e partner per la collaborazione alla diffusione della cultura, della lingua e delle tradizioni venete in Australia.

Aldo Rozzi Marin, Presidente Associazione Veneti nel Mondo aps

Tre volumi per celebrare i 150 anni dell’immigrazione nel Rio Grande do Sul

L’amico Ismael Rosset, già componente della Consulta dei Veneti nel Mondo, che si trovava la settimana scorsa nella nostra Terra con un gruppo di brasiliani di origine veneta del Rio Grande do Sul, mi ha fatto una bellissima sorpresa portandomi un prezioso cofanetto di tre volumi intitolati “150 anos imigraçao italiana Rio Grande do Sul”, un’opera straordinaria di oltre 1.100 pagine riccamente illustrate, che ha visto nel ruolo di coordinatori Ademir Antonio Bacca, giornalista e scrittore e Luis H. Rocha pubblicitario, redattore ed editore; fra i promotori spiccano nomi noti come l’associazione  “Camino dos moinhos”, il  “Comvers” (Comitato associazioni venete nel Rio Grande do Sul), e la “Fibra-RS” (Federazione  delle associazioni italo-brasiliane del RS). 

L’operazione è nata con l’obiettivo di analizzare, studiare, conoscere e far conoscere quel fenomeno migratorio che in maniera convenzionale si fa partire dal 1875 e che vedrà nel 2025 festeggiato il centocinquantesimo anniversario; nel primo volume di oltre cinquecento pagine ci sono ben 43 relazioni di studiosi e storici in buona parte brasiliani che approfondiscono le varie sfaccettature del fenomeno migratorio, permettetemi di citarne alcuni fra i più conosciuti anche nel nostro Veneto: da Luis Alberto De Boni (150 anni di immigrazione nel Rio Grande do Sul) a Paulo Josè Massolini (Talian: la costruzione di una lingua) a Julio Posenato (Architettura dell’immigrazione italiana nel Rio Grande do Sul) a Catia Dal Molin (sulle persecuzioni degli immigrati durante la seconda guerra mondiale), a un pezzo in memoria di Rovilio Costa, uno dei monumenti della cultura taliana nel Rio Grande do Sul, sul ruolo della Chiesa nel mondo dell’emigrazione.  Con un certa sorpresa mi sono trovato inserito anch’io in questo volume, con una ricerca sul “Veneto prima della grande emigrazione”;  devo veramente ringraziare gli amici  veneto-brasiliani che mi hanno veramente onorato per la loro attenzione, tutto avrei pensato fuori che vedermi tradotto in brasiliano … Va detto, naturalmente, che la maggior parte del fenomeno migratorio  vede protagonista proprio il Veneto, che qualche anno prima era stato annesso al Regno d’Italia, e che si trovò in una situazione di miseria e disperazione come mai nella sua storia; è la lingua veneta, nel quale si innesta qualche raro apporto  dei popoli contermini (friulani, lombardi, trentini-tirolesi) e, più tardi, espressioni della lingua brasiliana, che è la base del “talian” parlato ancor oggi da milioni di brasiliani e riconosciuto come patrimonio immateriale dal governo federale di Brasilia (on strucon forte all’amico Paulo Massolini che è stato l’artefice di questo riconoscimento) . 

Il secondo volume è dedicato ai capitani d’industria, a coloro che partendo dal nulla hanno creato veri e propri imperi e qui c’è l’imbarazzo della scelta: non potendo citarli tutti, mi limito allo stretto ordine alfabetico, da Anderle a Zaffari; segnalo in questo volume l’interessante e significativo elenco dei gemellaggi fra i nostri comuni e quelli del Rio Grande do Sul, a partire proprio da quello fra la Regione del Veneto e lo Stato del Rio Grande do Sul (18/6/2001), e il pezzo sui “Leoni nelle Piazze” dell’amico Cesar Augusto Prezzi che illustra  la posa di cinque Leoni di San Marco nelle piazze di Antonio Prado, Flores da Cunha, Ilopolis, Santa Tereza e Sobradinho. 

Nel terzo volume che si apre con una frase di Darcy Loss Luzzatto, scrittore, ricercatore, editore e soprattutto grande amico recentemente scomparso “La lengoa la ze ‘l sataron de la cultura”è dedicato alle principali comunità e qui per me è un susseguirsi di emozioni, a partire dalla “mia” Serafina Correa (sono stato omaggiato del titolo di cittadino onorario il 27/7/1995, una delle giornate più intense della mia vita) passando per Nova Bassano, Nova Padua, per Caxias do Sul dei “Miseri Coloni”, per Cotiporà gemellata con Rovolon, per Bento Gonçalves dai tanti ricordi e mi fermo qui. 

Complimenti ancora a tutti per questa opera che rappresenta una preziosa testimonianza di quella straordinaria epopea che fu l’emigrazione veneta, un’esperienza alla quale tutti noi veneti del terzo millennio dobbiamo guardare con rispetto, ammirazione, orgoglio, gratitudine. 

Ettore Beggiato 

Presidente onorario 

Associazione “Veneti nel Mondo”  

Emozioni dai Veneti nel Mondo di Arborea (Sardegna): l’inaugurazione della sede!

L’Associazione Veneti nel Mondo aps ha inaugurato ieri 16 ottobre 2022 la sede del circolo di Sardegna nel Comune di Arborea (Oristano).

Oltre al presidente Aldo Rozzi Marin e al Presidente del circolo sardo Alberto Medda Costella, erano presenti l’Assessore ai Veneti nel Mondo Cristiano Corazzari, il Presidente della Prima Commissione del Consiglio regionale del Veneto Luciano Sandonà, il Sindaco di Arborea Manuela Pintus e altre autorità locali.

“Un bel traguardo per la Veneti nel Mondo” ha dichiarato Rozzi Marin “che con i suoi 18 circoli realizza progetti di carattere culturale e linguistico, formativo-imprenditoriale da quasi 25 anni”.

L’assessore della Regione del Veneto ai Veneti nel Mondo, Cristiano Corazzari, portando i saluti del Presidente Luca Zaia ha rimarcato “come in questi due giorni ad Arborea si sia sentito a casa: l’accoglienza, la lingua e le tradizioni. Un legame con la nostra terra veneta da valorizzare e mantenere vivo”.

Il consigliere Sandonà ha poi sottolineato come la nuova sede della Associazione nel primo comune onorario del Veneto, fuori del Veneto, potrà essere fulcro della valorizzazione della cultura veneta in terra sarda.

Aldo Rozzi Marin, Presidente Associazione Veneti nel Mondo aps

Dopo il grande successo delle proiezioni di luglio e agosto, “Brava Zente” torna a Melbourne il 16 ottobre 2022

Il viaggio in Australia del film “Brava Zente, storie della terra veneta” del regista vicentino Giancarlo Cappellaro continua con una terza tappa a Melbourne, questa volta ospitata da CO.AS.IT il prossimo 16 ottobre 2022.

L’iniziativa è organizzata dalla Federazione delle Associazioni Venete del Victoria in collaborazione con CO.AS.IT Melbourne, Associazione Veneti nel Mondo aps e Veneto Club Melbourne, oltre al sostegno del Patronato INCA Australia e del COM.IT.ES.

La proiezione si inserisce nel progetto “NA STORIA, NA LENGUA: EL VENETO” ideato dalla Federazione delle Associazioni Venete del Victoria che ha come obiettivo far vivere a pieno alla comunità veneta locale l’unicità caratterizzante la nostra identità veneta, coniugando la proiezione dell’opera cinematografica “BRAVA ZENTE” con l’esposizione della mostra “Storia della lingua dei veneti” (dell’Associazione Infomedia Veneto e con l’Academia de la Bona Creansa).

Il film, ambientato nel basso vicentino negli anni cinquanta, ripropone di fatto quel territorio veneto e quelle dinamiche di paese che i nostri emigranti lasciarono alla loro partenza in cerca di un futuro migliore: la tematica progettuale avrà quindi indubbiamente una forte attrazione nei destinatari, con un importante ritorno d’immagine e un indubbio apprezzamento per l’opera sia per i contenuti sia per il modo in cui vengono proposti.                 

Ringraziamo Fabio Sandonà, Presidente e Consultore della Federazione delle Associazioni Venete del Victoria, Mauro Sandrin, Marco Fedi e Ferdinando Colarossi, rispettivamente Presidente, CEO e Direttore del Dipartimento Lingua Italiana, Cultura e Storia di CO.AS.IT Melborune, e tutti gli enti patrocinanti e partner per la collaborazione alla diffusione della cultura, della lingua e delle tradizioni venete in Australia.

Buona visione a tutti gli amici di Melbourne!

Aldo Rozzi Marin, Presidente Associazione Veneti nel Mondo aps

Un pezzo di Veneto ad Erechim, Rio Grande do Sul (Brasile): arriva il Film Brava Zente. Storie della terra veneta

Il viaggio del film Brava Zente. Storie della terra veneta dell’autore e regista vicentino Giancarlo Cappellaro fa tappa ad Erechim, nello stato del Rio Grande do Sul.

Erechim, fondata nel 1908, è oggi la seconda città più sviluppata del Rio Grande do Sul tra i comuni con più di 100.000 abitanti, leader nel segmento dell’istruzione. La sua pianificazione stradale è stata ispirata dai concetti urbani utilizzati negli schemi di Washington (1791), Parigi (1850), Buenos Aires (1580) e Belo Horizonte (1897).

La colonia fu insediata nel 1910, con l’arrivo dei primi 36 coloni. La regione fu sostanzialmente colonizzata da immigrati di origine polacca (1918), tedesca (1912), ebrea (1911) e, soprattutto, veneta e italiana. Le prime famiglie italiane arrivarono in città attorno al 1910 ma ancora oggi è possibile percepire la loro cultura nell’architettura e nella cucina della città.

Erechim

La proiezione del film Brava Zente, dedicata ai discendenti di queste prime famiglie venete e italiane, è organizzata dalla Federazione delle Associazioni Italiane del Nord e Nordest del Rio Grande do Sul – La Piave FAINORS, Presidente Marcos Aurelio Dalla Rosa, con l’Associazione Veneti nel Mondo aps, Presidente Aldo Rozzi Marin, e il Comitato Veneto del Rio Grande do Sul – COMVERS, Presidente Isabel Dalcin Quirino e Consultrice Naura Bordignon.

L’evento si terrà il prossimo 11 ottobre 2022 alle ore 19:30 presso il Centro Culturale 25 de Julho, Rua Gaurama, 240, Centro – Erechim. Il film è ambientato negli anni cinquanta del secolo scorso e ripropone scorci di vita nei paesi del Basso Vicentino e in particolare a Longare, Costozza, Lumignano, Castegnero, Nanto, Mossano, oltre a Camisano Vicentino, Torri di Quartesolo, Lapio di Arcugnano, e Vicenza stessa.

Ricordo che l’Associazione Veneti nel Mondo aps è, assieme alla Regione Veneto e alla Provincia di Vicenza,  tra i promotori della diffusione del film di Giancarlo Cappellaro, con il fine di valorizzare il patrimonio immateriale e materiale veneto formato da cultura, lingua, identità, paesaggio e territorio.

Buona visione a tutti gli amici di Erechim!

Aldo Rozzi Marin, Presidente Associazione Veneti nel Mondo aps

L’Associazione Veneti nel Mondo aps a Consulta dei Veneti nel Mondo e Meeting dei Giovani Veneti (Treviso 2022)

Prenderanno il via domani presso la Sala Verde di Palazzo Rinaldi, a Treviso, i lavori della Consulta dei Veneti nel Mondo, istituita con L.R. 2/2003, e del Meeting dei Giovani Veneti e Giovani Oriundi Veneti residenti all’estero. L’Associazione Veneti nel Mondo aps sarà rappresentata in queste sedi dalla dottoressa Mara Busato, nel ruolo di consultrice, e dalla dottoressa Anna Turcato, in qualità di rappresentante dei giovani.

Punto centrale di analisi della tre giorni di incontri sarà la bozza del programma annuale degli interventi a favore dei Veneti nel Mondo per l’anno 2023, redatta dalla Regione del Veneto sulla base del programma triennale approvato lo scorso anno. Un importante strumento per valorizzare la cultura, la lingua, le tradizioni e la storia dell’emigrazione veneta all’interno dei confini regionali e tra le comunità venete nel mondo.

L’Associazione Veneti nel Mondo aps che da oltre vent’anni opera nel settore, anche grazie alla collaborazione con la Regione del Veneto, chiederà di promuovere iniziative – corsi di formazione, scambi giovanili, coinvolgendo ove possibile anche i giovani veneti residenti in Italia, e interventi per l’insegnamento della storia dell’emigrazione nelle scuole – con il fine di sensibilizzare le giovani generazioni sui temi migratori e avvicinare veneti e oriundi veneti al sistema veneto.

L’Associazione ritiene fondamentale rinnovare anche per l’anno 2023 la pubblicazione di bandi specifici dedicati alle iniziative culturali organizzate dagli enti, dalle associazioni e dai comitati esteri di emigrazione, chiedendo per questo settore un aumento delle risorse messe a disposizione dalla Regione e una maggiore attenzione per le iniziative che coinvolgono le comunità all’estero e che vengono realizzate in sinergia con più enti; e ai premi per le tesi di laurea, aprendo la possibilità di partecipare anche ai giovani oriundi veneti nel mondo.  

Nella giornata di domani la Regione del Veneto presenterà il nuovo portale “wiki how” Mi Veneto dedicato alle comunità nel mondo. Come Associazione auspichiamo che lo stesso possa operare in sinergia con una pagina di collegamento ai siti associativi, in particolare con il sito Glovalven.org – dedicato ai talenti e agli imprenditori veneti nel mondo -, progetto trasversale voluto dai partecipanti dei Meeting dei Giovani Veneti e Giovani Oriundi Veneti residenti all’estero e curato da Associazione Veneti nel Mondo in sinergia con l’allora Assessorato ai Flussi Migratori e tutte le associazioni e i comitati esteri.

Per la migliore riuscita degli incontri e degli eventi istituzionali (Consulta, Meeting e Giornata dei Veneti nel Mondo), si chiederà di valutare la possibilità di programmare date e luoghi di svolgimento degli stessi fin dal programma triennale, così da permettere migliore organizzazione e collaborazione da parte delle associazioni.

Come dichiara lo Statuto della Regione, il Veneto è costituito dal popolo veneto dai territori delle province della Regione aggiungendo che “Il Veneto, consapevole della storia comune, mantiene i legami con i veneti nel mondo, favorendo la continuità di rapporto e di pensiero e valorizzando gli scambi e i legami con i paesi nei quali vivono”. Veneti della terra d’origine e veneti d’oltre mare, veneti di tanti paesi del mondo.

L’attenzione dell’Associazione Veneti nel Mondo si concentra anche sulla tutela e sulla valorizzazione della lingua veneta. La lingua veneta è parlata da milioni di persone nel mondo e possiede una propria tradizione storica e letteraria. E’ una lingua usata comunemente in Veneto, ma anche in alcune aree del Trentino ,  del Friuli-Venezia Giulia e  dell’Agro Pontino, o ad Arborea in Sardegna, primo Comune Onorario Veneto fuori della Regione, così come all’estero, principalmente in Istria, Dalmazia, Montenegro, Slovenia e in Romania dalle comunità venete-romene, e nei paesi di destinazione di emigrazione veneta come l’Argentina, Chipilo in Messico, e gli Stati del Brasile Rio Grande do Sul, Santa Catarina, Paraná e Espírito Santo dove si parla il talian o vêneto brasiliano, riconosciuta come patrimonio culturale dallo Stato Brasiliano.

“I veneti all’estero sono parte del popolo veneto” afferma Aldo Rozzi Marin, Presidente Associazione Veneti nel Mondo aps, “La gente veneta oltreoceano è sangue del nostro sangue, e pur avendo sofferto materialmente e moralmente l’emarginazione nella memoria di chi è rimasto, conserva quello che noi stiamo dimenticando: i valori propri del popolo veneto. Ed è per questi motivi che ci impegniamo quotidianamente per la conservazione, diffusione e valorizzazione della cultura veneta in Veneto e nel Mondo”.

Aldo Rozzi Marin, Presidente Associazione Veneti nel Mondo aps